mercoledì 11 aprile 2012

Tutto come sempre, niente come prima.

Partiamo dal presupposto che gli ultimi due mesi sono stati i peggiori della mia vita. Una malattia, improvvisa e terribile che colpisce la persona più importante della mia vita e da lì il baratro. Inteso come crollo di certezze ed equilibri faticosamente consolidati. Fine delle prospettive  quando cala il sipario ed è improvvisamente buio. Le lacrime sono state delle fedeli compagne, per me che cuore di pietra non piango mai e le contraddizioni, intese come comportamenti e prese di posizione assurde si sono letteralmente sprecate. Ma questa è la prima cosa che scopri quando ti capita qualcosa del genere: sei il piccolo e trascurabile numero di un  grandissimo calcolo e non avrai tutta quell'attenzione che pensavi di meritare. Il destino ti sceglie in maniera casuale e ti colpisce alle spalle,  fregandosene delle tue certezze piccolo borghesi costruite sull'idea di un'effimera invincibilità, fatta di vittorie casuali ed autosuggestione, tipicamente maschile, di poter manovrare il futuro. Sono stato un discreto soldato. Non un eroe, ma ho fatto il mio, per quanto ho potuto, sobbarcandomi il peso senza poterlo realmente condividere con nessuno e gestendo la situazione tra molti bassi e qualche timido acuto. Le cose evolvono e anche nelle peggiori circostanze alla fine, l'unica conclusione che puoi tirare è che non sai come andrà a finire,  che per uno come me, abituato a pensare in prospettiva è il classico pareggio in trasferta. Questo ci tenevo a dire, per quelle poche ma importantissime persone che ogni tanto, hanno la pazienza di passare e buttare un occhio tra le righe di questo sconclusionatissimo blog. Work in progress, dunque, con addosso la sensazione nient'affatto gradevole di vivere alla giornata, per uno come me che ha dei seri problemi anche alla sola idea di cambiare cravatta, un paio di volte la settimana. Vorrei essere tornato per restare... ça va sans dire... ma per adesso mi accontenterei di riprendere a scrivere delle mie adorabili banalità quotidiane, scandendo il passare del tempo al ritmo dell'abitudine.