giovedì 17 novembre 2011

Prequel

Questa storia inizia con un messaggio abbandonato in rete, alla ricerca di un destinatario ipotetico e finisce con una decisione assolutamente tardiva.
"Oggi mi sono fatta un giro per il centro, uscita dall'università. Credo  sia la prima volta che succede da quando è iniziato l'autunno. Un momento di vuoto. E' stato questo. Peccato che  quelle rare volte in cui mi concedo un momento di vuoto, tu ne approfitti subito per riempirlo"
 Correva l'anno 2008 e l'incipit virgolettato di cui sopra diventava, in una giornata di agosto, la cura miracolosa ed improvvisa contro la mia solitudine, dopo un'estate foriera di titoli di coda e  cattivi pensieri.
 Non ho mai saputo niente dell'autrice di questo brano di cui riporto solo un piccolo stralcio, se non che su mydeejay si facesse chiamare "unnuovoinizio" e che il suo blog fosse stato battezzato, in maniera assolutamente speculare, "unanuovame".
La decisione di iscrivermi al sito in questione, parecchio tempo dopo, maturava sull'onda della necessità, tutta personale, di ringraziarla, per aver inconsapevolmente rappresentato, a suo tempo, qualcosa di molto simile alla luce scorta da un viandante nel mezzo di un mare di nebbia.
Ma, quadri di Friedrich a parte, al mio arrivo in stazione il treno su cui intendevo salire era già partito, portando con se questa perfetta sconosciuta che assieme al suo blog, aveva deciso di migrare altrove.
"Difficile iniziare a scrivere questa lettera, forse perchè non la leggerai mai oppure perchè ripercorrere tutte le tappe della vicenda sarebbe troppo lungo, oltre che noioso. Era un pomeriggio come tanti, diciamo, tranne per il fatto che in pochi mesi si erano condensati troppi eventi negativi e non avevo proprio la forza di rialzarmi. O meglio, ci provavo, ma appena guadagnavo qualche centimetro un nemico invisibile vibrava su di me un mal assestato colpo di grazia, lasciandomi in bilico tra disfatta e riscossa, schiavo dell'ozio  e dell'autocompatimento. La parola blog era per me al tempo qualcosa di chimerico ed indefinito, figlio di un mondo, quello virtuale, che osservavo con lo stesso disincanto con cui ho sempre trattato la realtà. Credevo non ci fossero fermate intermedie tra partenze e arrivi. Ma mi son dovuto ricredere, perchè tu sei stata la mia fermata più bella. Non sai quanto mi abbiano emozionato quelle parole non dette al grande amore della tua vita, forse perchè  a parti invertite stavo vivendo la stessa situazione. Ho ripercorso con la mente il tuo itinerario dei ricordi attraverso i luoghi dell'abbandono, chiedendomi se la persona a cui avevi scritto quella lettera mai inviata, conservasse ancora qualcosa di te. Ma non c'era solo questo. Confuso e felice mi perdevo tra le storie della tua quotidianità, fatte di scelte lessicali stilisticamente perfette e originalità narrativo/esistenziale ai massimi livelli. E non da ultimo provavo uno strano senso di disagio di fronte alle tue lacrime per "i ricordi che emergono tutti assieme e fanno male" sulle note de L'amore conta di Ligabue. Da allora, ogni mio momento di vuoto assumeva le mille sfumature delle tue parole, nuvole sospese,  capaci di accendere nei miei occhi infinite attese. Mi sarebbe piaciuto conoscerti, forse perchè tra le pieghe del mio smisurato ego avevo la convinzione di poter essere meglio del destinatario di quel messaggio, oppure per dirti semplicemente grazie, per le decise pennellate di colore applicate alla mia tela in bianco e nero. Resta il fatto che tu per me saresti stata assolutamente giusta, forse per il modo di elaborare l'abbandono, oppure per quel mix d'ironia e disincanto così raro e prezioso, di cui erano intrisi i riflessi di te che ho avuto la fortuna di leggere. Conserverò a lungo il ricordo delle tue parole, ma soprattutto l'idea di te, di quegli occhi non ritrovati che Gian Maria Testa cantava ne "il passo e l'incanto" con un uomo che ripercorreva migliaia di chilometri a ritroso alla ricerca di uno sguardo, che gli aveva dato forza in unmomento difficile. Il suo viaggio, come il mio, si concludeva sulle note di un brano intitolato "3/4" che al pari della proporzione matematica, rappresenta l'idea di un amore incompiuto. Grazie"


lunedì 7 novembre 2011

Piovosamente

Cerco il bottone "trash" ma non lo trovo, nel disperato ma poco convinto tentativo di archiviare quest'antipatica settimana, fatta di buone azioni che non resteranno impunite e impegni accatastati come gli scatoloni di un trasoloco interrotto. Nel corso degli anni tutto, o quasi, è sempre sembrato scivolarmi addosso, almeno sul versante professionale, mentre su quello umano, fatti salvi gli eventi a forte grado di prossimità, ho sempre cercato di non drammatizzare, traducendo il tutto in una partecipazione emotiva di durata non superiore alle 48 ore solari. Nel senso che la notte  dormo  e di giorno, se del caso, faccio lavorare sinapsi e coscienza. Purtroppo, ad un certo punto della storia capita qualcosa che mi scombina i piani, ricordandomi che son nudo al di là di ogni evidenza,  prescindendo dalle proporzioni del guardaroba su cui pensavo di poter fare affidamento. Ho avvertito i primi spifferi Venerdì scorso, con un fax recapitato per sbaglio sulla mia scrivania e con lui la scoperta, scomoda finchè si vuole, che una coppia di amici, parte integrante della mia famiglia allargata, era in difficoltà. Decisione tragica del sottoscritto: prendere la situazione in mano e aiutarli a venirne fuori. Nell'assumere questa iniziativa avrei dovuto valutare il fatto che chi ben comincia è a metà dell'opera destinata a finir male. Così, adesso, dopo sani esperimenti di equilibrismo giuridico,  volti ad esercitare un positivo condizionamento su un cliente e una collega, mi ritrovo col prosaico pugno di mosche in mano. In fondo, quando si tratta di amici, il fatto di mettere in pericolo il mio scintillante deretano, non è considerata un'iniziativa degna di apprezzamento, almeno da parte dei diretti interessati. Non mi si contestano ne tempi, ne modi, ne risultati, accusandomi però di aver vinto solo ai supplementari, una partita che solo per affetto ho deciso di giocare al posto di qualcun altro. Ed arrivati a questo punto sono molto arrabbiato con me stesso, per non aver seguito la regola aurea del lasciar cuocere il mio prossimo nel sano brodo degli stolti, e forse anche per il dubbio, che mi assilla, di non aver fatto abbastanza. Tralasciando il fatto che il tutto mi costerà una discreta cifra, oltre a un'ottima bottiglia di Sauternes che ieri, per festeggiare la positiva chiusura della vicenda, ho porato a casa dei salvati/insoddisfatti. Alemo quella, però, se la sono bevuta.