giovedì 8 novembre 2012

Tornare a casa a novembre...

...è un pó come ammettere di avere una qualche questione irrisolta o forse solo la voglia di ripartire da lí dove tutto si era fermato.
Magari consiste anche nell'idea piú o meno inespressa di dover crescere, anche e soprattutto quando vorresti tornare piccolo, misurando la differenza tra ció che eri e ció che sei attraverso l'impietoso metro del cambiamento.
Concretamente implica il fatto di andare a trovare la mamma in cimitero quasi tutte le mattine, il pranzo dalla nonna a mezzogiorno e due lunghe camminate in mezzo alle vie dei ricordi, inesorabilmente uguali a se stesse.
È l'inevitabile contraddizione del dover distinguere i pochi che sono effettivamente felici di vederti e si preoccupano di come stia andando la tua vita dai tanti che gioiscono di tutto cuore nell'apprendere dalla viva voce del diretto interessato che le cose hanno preso una gran brutta piega.
Forse e dico forse potrebbe anche estrinsecarsi in un nuovo divano color tabacco su cui poltrire ore ed ore in attesa dell'ispirazione.
Significa magari allineare davanti a se tre vecchi cellulari e ripercorrere mentalmente un sentimento in formato sms. Perchè alcuni non riesci proprio a cancellarli.
E'la mancanza che percepisci tra la cucina ed il salotto, la voglia di raccontare la tua storia del giorno a qualcuno che non c'è, imparando faticosamente a comprendere il significato della parola assenza.
Insomma, tornare a casa a novembre puó rivelarsi un'idea contraddittoriamente infelice, non fosse altro per il fatto che il mese in sè ha la naturale tendenza a rubare qualche metro di speranza a chi lo incontra. Resta sempre, alla fine, il desiderio di ripartire, in considerazione del fatto che non si è mai abbastanza prudenti nel frapporre una ragionevole distanza tra se e i ricordi.

3 commenti:

  1. Tornare a casa a novembre...
    Sono tornata l'anno scorso, per il ponte dei santi. Una decisione improvvisa, presa senza pensarci troppo. Un imprevisto mi ha fatto rimanere lì venti giorni in più. Non passavano mai, erano eterni.

    Quest'anno sono rimasta qui. Ho preferito evitare viaggi della speranza, bagagli, treni e cose varie. Ho ricordato le persone care che non ci sono più facendo una passeggiata solitaria per il parco pieno di foglie arancioni.
    Ti ho pensato mentre vagavo per quelle vie. Ho immaginato che tu fossi tornato nella tua terra. Ho pensato anche che probabilmente quelli scorsi non siano stati giorni felici.

    Sai, certe volte penso che sia meglio mettere da parte dei ricordi. Tornare al "punto di partenza" non fa sempre bene. Può farci perdere quel precario equilibrio che con tanta fatica abbiamo conquistato altrove.

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  2. E'sempre bello l'effetto, Chiara. Tra tutte le persone che conosco e ti assicuro che non sono poche, sei forse l'unica ancora capace di sorridere alla vita, trasmettendo a chi ti sta accanto un genuino senso di positività. Per quanto riguarda il mio ritorno a casa si è trattato di una scelta obbligata, dovuta essenzialmente al disbrigo di alcune pratiche ereditarie. Solo che i posti in cui sei cresciuto si portano dietro un gran numero di ricordi, che in questo momento non credo di essere in grado di affrontare. Magari te l'avrò già detto, ma secondo me è proprio l'arancione il colore che meglio ti rappresenta. Perché racconta di tramonti estivi e passeggiate autunnali, conservando la rara capacità di non essere mai banale.

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    1. Dopo la suoneria della sveglia, adesso riesci ad indovinare anche il mio colore preferito.

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