martedì 5 febbraio 2013

Di tristi finali

Pare che F. si sia sparato un colpo in testa. Fanno 43 caratteri, spazi inclusi. Un modo insolitamente stringato per dare una notizia tanto forte. D'altronde la mia ex collega non è mai stata un mostro in fatto di senso dell'opportunità. Perchè a pagina dodici del manuale del "question of timing" è chiaramente prescritto che certe infauste novelle meriterebbero quantomeno una telefonata, possibilmente lontano dai pasti.
Lui era un magistrato del Tribunale, tra i più bravi che avessi mai conosciuto, di quelli che danno del tu ad ogni singola norma del codice e rendono anche una semplice ordinanza un piccolo capolavoro giuridico.
Era sarcastico S. ma mai banale. Una mattina, di fronte al mio ormai ex capo che chiedeva a voce di essere sostituito da me per sopraggiunti impegni, rivolgendosi verso il cancelliere esclamava "Sia dato atto che l'Avv. X presente in aula, ma solo in forma olografica, nomina come proprio sostituto processuale..."
Era un personaggio particolare, di quelli che sembrano venuti fuori da un film di Oliver Stone e che, una volta, venivano definiti come uomini tutti d'un pezzo.
Anche per questo mi è difficile comprendere le ragioni sottese ad un gesto tanto estremo, soprattutto quando è uno dei pochi vincenti che io conosca a cercare il bottone trash per tirare la riga su una vita di successi.
Vado indietro con la memoria in questi giorni, alla ricerca di un qualche indizio che potesse razionalmente motivare quanto accaduto, ma non lo trovo. O forse si, ma in maniera  fallace, da assoluzione con formula dubitativa per intenderci, giusto per eviscerare la questione sotto il profilo tecnico.
Mi chiedo se allora certe cose accadano e basta, magari perchè ad un certo punto le spalle di un uomo che sembrava invincibile, trovino eccessivamente gravoso il fardello che la vita, con scarso preavviso ti mette addosso.
Ma queste sono solo facili disquisizioni filosofiche.
Anni fa, in circostanze analoghe, si era tolto la vita un mio coetaneo. Non lo conoscevo abbastanza, o meglio, lo conoscevo molto poco. Era l'amico decisamente originale di un ragazzo che occasionalmente usciva col mio gruppo. Sapevamo che aveva sofferto per alcuni problemi di natura psichica, sapevamo pure che qualcosa in lui non funzionava perfettamente, ma con la superficialità dei vent'anni non avevamo mai preso la cosa troppo sul serio.
Finchè una mattina dopo una lezione di procedura civile ho saputo che si era buttato dal terzo piano di un palazzo, lasciando una lettera particolarmente avara di spiegazioni.
Ad un anno dalla scomparsa, i genitori ed alcuni amici, per ricordarlo, avevano organizzato una cena, durante la quale alcuni dei partecipanti avrebbero potuto leggere le poesie che questo ragazzo, negli anni, aveva scritto.
Sul palco si erano succedute diverse persone, tra cui una cover band di alcuni suoi amici ad intonare alcune delle sue canzoni preferite.
Mi ero sentito un pò a disagio se devo esser franco. Alcuni dei brani letti mettevano troppo a nudo il disagio e, a dirla tutta, qualcuno  sembrava cercare più la consacrazione personale che un ricordo del ragazzo.
Tuttavia, verso la fine, forse la madre o chi per lei, recitava una poesia che per certi versi sembrava riassumere il senso della vita. Si concludeva con un pensiero molto semplice e molto delicato, che ancora oggi, nei momenti peggiori, cerco di far mio. Sopra ogni dolore può nascere un Fiore.





3 commenti:

  1. Tempo fa una mia amica ha tentato il suicidio buttandosi dal balcone. Quando sono andata a trovarla in ospedale mi sono fatta mille domande. Sul perchè l'ha fatto, principalmente.
    Sembrava una persona solare, tranquilla, piena di amici che le vogliono bene, una famiglia unita pronta a sostenerla sempre.
    L'ha fatto per amore, l'ho saputo poco dopo.

    C'è chi sostiene che alla base di tutto ci sia la depressione e cose del genere. Io penso invece che chi tenta il suicidio (o ci riesce), lo fa semplicemente perchè è solo o perchè percepisce un senso di solitudine anche quando attorno ha un mare di persone.

    Sopra ogni dolore può nascere un fiore? Sarà così, probabilmente. Il problema è che non siamo sempre pronti ad accettare un pensiero del genere, a pensare che sia realmente possibile.

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  2. Hai maledettamente ragione Chiara e mihai tolto il fiato, con questo commento. Oltre al sentirsi terribilmente soli credo che il fare erte scelte implichi anche un forte disamore verso la propria persona. In fondo, se uno si vuol bene in maniera viscerale, come dovrebbe essere, non avrà mai il coraggio di danneggiare la propria persona. Forse il segreto dell'equilibrio mentale è essere un pó egoisti. Mia nonnna mi dice sempre che nella vita per andare avanti con profitto sia necessario dare la priorità alle proprie prerogative.Un atteggiamento che, negli anni, mi ha permesso di difendere la mia fortezza esistenziale dagli attacchi esterni. Penso che ogni tanto dovremmo fare a noi stessi qualche coccola in piú, non credi?! Anche il ragazzo di cui parlavo nel post aveva fatto la propria scelta a causa di un amore non corrisposto.Un pó come aggijngere sofferenza alla sofferenza. Mi sono sempre chiesto come si sia sentita quella ragazza a portar su di se un fardello tanto pesante. Prometto che il prossimo post brulicherà di cavolose frivolezze!

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  3. Alla fine il suicidio penso sia il non plus ultra del disamore verso se stessi. Possiamo non amarci in tanti altri modi diversi, sicuramente meno drastici e dolorosi.
    Tua nonna è una saggia donna. Ti ha svelato subito il segreto del successo.

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