martedì 20 settembre 2011

Una giornata di ordinaria follia.

Se dovessi lanciarmi in un parallelismo cinematografico, direi che questo strano martedì di fine settembre assomiglia pericolosamente al film "fuori in 60 secondi" dove un Nicholas Cage pieno di risorse doveva rubare in meno di un minuto, una quantità potenzialmente illimitata di supercar, possibilmente senza farsi beccare.
Posto che gli esiti della mia giornata lavorativa son ben lontani da quelli del nostro caro divo di Hollywood, va comunque detto l'adrenalina, oggi scorreva a fiumi. La mia prima lotta impari è scattata alle nove di mattina, di fronte a un plotone di ufficiali giudiziari che non volevano prendere in carico un atto. Come tutti gli appartenenti alla PA ciascuno di loro aveva una motivazione diversa -ma comunque inconsistente- a sostegno della propria tesi negatoria. La soluzione, come sempre, l'ho trovata paventando l'intervento di un non meglio specificato funzionario, che ha gettato nel terrore (con un bluff colossale) ben quattro coriacei impiegati. Poi c'è stato un fantastico tour della bassa padana col mio capo, che guida come un pilota da rally, ma è distratto come un quindicenne innamorato.
Morale della favola, da pessimo copilota, ho passato tre quarti del viaggio a pregare i miei santi in paradiso, appiattito come un gatto tra sedile e finestrino, rivivendo, nel sorpasso da roulette russa e successiva frenata -a sfiorare un trattore- il film della mia vita.
Il pomeriggio, in puro stile amarcord, ha aperto le danze ri-portandomi, dopo tanti anni,  al cospetto di una vecchia conoscenza universitaria, che a conferma di quella teoria secondo cui, le cose come le persone lasciate a se stesse peggiorano, ha risposto a un mio affettuoso ciao dandomi del lei, come a un imbonitore che si presenta davanti alla tua porta per vendere qualcosa che non vorresti mai comprare. Questa è forse la situazione che più i tutte mi ha lasciato una brutta sensazione addosso, perchè ancora ho il brutto vizio di credere che i rapporti che hai consolidato da ragazzo, non possano essere sporcati dalle contraddizioni del diventare grande. Tutt'attorno, la sottile e immancabile sensazione di fluttuare nel vuoto, dopo aver attentamente soppesato gli impegni da portare a termine entro la settimana, realizzando, nei fatti che "NON CE LA POTRO' MAI FARE". La coda (finale) è degnamente rappresentata da  un marito che accusava la moglie di menarlo. Mi veniva da ridere, ma non l'ho fatto, anche se poi, arrivando a casa non ho potuto esimermi dall'ascoltare "la mia ragazza mena" degli articolo 31, chiedendomi quali arcane motivazioni possano condurre un essere pensante a sposarsela, la piccola boxeuse in questione....





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