martedì 14 gennaio 2014

A casa di Marco


Che Silvia Salemi ed il suo amico Luca in questo post c'entrino ben poco è un dato di fatto. In fondo la casa non da sul mare ed i partecipanti alla festa più che suonare canzoni si limitano a fare baccano.
Le feste a casa di Marco hanno sempre un che di memorabile, non fosse altro per il fatto che si entra da bipedi e si esce da quadrupedi.
La circostanza che la sua dolce metà venga dalla Siberia e che vanti un avo generale dell'armata rossa è indicativa di quelle che andranno a essere le gerarchie della serata, con lei a menare le danze e noi che senza successo proviamo a divincolarci.
L'evento in se da una decina d' anni a questa parte vive di personalissime costanti matematiche. La netta sproporzione tra alcool e cibo, col primo in netta prevalenza sul secondo, la compresenza di due soggetti che non reggono l'alcool ed il tentativo, finora sempre abortito di accoppiare F. con la single di turno attirata alla festa coi più biechi tranelli.
Il mio ingresso in scena ha sempre un non so che di anni novanta, forse per la bottiglia di prosecco in una mano e la torta nell'altra o più semplicemente in relazione al fatto che negli anni novanta, appunto, immaginavo che i miei arrivi alle occasioni mondane si sarebbero svolti con queste esatte modalità.
Come una buona percentuale delle persone che conosco Marco è una meravigliosa contraddizione in termini. E'un decisionista che sta con una donna che lo tiranneggia. Vorrebbe una famiglia ma antepone le di lei esigenze professionali a questa personale aspirazione. Ama la guida sportiva ed ha comprato un suv. Forse dovrei anche aggiungere che fa finta di essere completamente a proprio agio in una vita che qualcun altro ha costruito per lui, descrivendo come personalissime vittorie i diktat che quotidianamente piovono sulla sua testa.
La casa ha un salone centrale, con due divani a formare una sorta d'insenatura ed un tavolo color noce  a chiudere i giochi, con poco cibo al centro e tanto alcool ai lati.
Al centro della stanza troneggia una scultura di bronzo dalla forma incomprensibile, acquistata ad un prezzo folle in una pretenziosa galleria d'arte. Nessuno  ha mai capito cosa significhi, tutti invece si son resi conto che è costata uno sproposito, quantomeno in relazione all'oggettivo carico di bruttezza che possiede.
Noi siamo sempre i soliti. F. che versa da bere, Riccardo che urla ed il buon Dado che racconta, quasi estasiato, del suo ultimo sport estremo, mentre tutti  girati dall'altra parte fingiamo di non sentire, consci del fatto che se gli si desse corda, sarebbe capace di tirare dritto per ore, col malcapitato interlocutore che sarebbe rinvenuto qualche secolo dopo completamente mummificato da una spedizione archeologica introdottasi nell'appartamento.
Di base facciamo casino. Come sempre. Nel senso che facciamo battute decisamente sconvenienti e bersagliamo gli amici della padrona di casa, che in quanto sue promanazioni riteniamo apertamente ostili.
Inutile dire che il nostro preferito è un tizio palesemente gaio (ma che si autoproclama etero convinto facendo su e giù con la manina) che gira per la stanza a scattar foto a tutti. Soprattutto a Riccardo. Che prudenzialmente dopo aver lanciato degli sguardi assassini si appiattisce contro il muro, tra  i nostri commenti non proprio Oxfordiani all'indirizzo del fotografo e le occhiate assassine della fidanzata del padrone di casa. Che, diciamocelo, sta proprio antipatica a tutti, direi quasi di default.
Una certa teoria mia e di Riccardo ipotizza che sia una sorta di killer silente del Kgb infiltrato tra noi. Uno di quei cloni con nanotecnologie e manipolazione mentale che si attiva pronunciando una parolina magica. Una notte ho sognato che dopo aver pronunciato la parola "Prugne" cominciava a farci fuori tutti quanti e da quel momento ho smesso di mangiare la frutta, quando vado a cena a casa loro. La peculiarità della serata è che lei ed il  suo fegato da marinaio delle molucche girano tra gli ospiti con un superalcolico sempre diverso, così che lo stomaco diventa un mixer, le budella si contorcono e la situazione alcolica vira pericolosamente da "allegrella" a "vomitella" nel volgere di pochi attimi.
Inutile dire che le vittime predestinate di questo atroce destino si chiamano Mario e Sara. Lui è un fighetto ante litteram, di quelli che parlano con la "erre" da gargarismo ed hanno le pantofole in cervo e cachemire. Lei è bruttarella e noiosetta, come quasi tutte le amiche della padrona di casa. Entrambi hanno una tremenda caratteristica: quella di volersi omologare agli usi e costumi del posto. Lui per piacioneria, lei per mera disperazione. Dopo un po' spariscono tutti e due. Lui in terrazza con una psicologa mentalmente instabile, lei nell'unico bagno di casa. Mezz'ora dopo esserci prefigurati una scena hard tra lui e la psicologa, consumata sotto un cielo stellato, veniamo smentiti dalla signora del piano di sotto che, infuriata scampanella tre volte prima di accusare gli astanti con un "Qualcuno ha vomitato sul mio stendino!"
Pochi metri più in là, Sara ha avuto un altrettanto emetico destino e le amiche, accalcate sulla porta del bagno si interrogano se non sia il caso di chiamare oltre a una squadra di decontaminazione, anche un bravo esorcista.
Come da copione, anche F. il nostro single perpetuo aveva seguito lo schema della serata. Riccardo, che più che un amico è un'agenzia di appuntamenti, si era presentato con tale Teresa, una morettona di 1 metro e 85 amica di piscina  della sua dolce metà. Va doverosamente premesso che i personaggi femminili introdotti da lui hanno, negli anni, seguito dei percorsi per così dire tragicomici.
Ed anche stavolta, quando la cosa tra i due sembrava aver preso la piega ideale, con un parlare fitto fitto e risate d'intesa ecco l'inghippo. Manifestatosi sottoforma di un'imbucato,  invitato a tradimento da Teresa e palesatosi attorno a mezzanotte. Un mitomane bello e buono, che tra le altre cose credo si sia vantato di aver assaltato un treno carico d'oro assieme a suo nonno, Pablo Escobar e Bugs Bunny. Confesso che per come era abbigliato mi è venuta una certa nostalgia, in quanto portava un montone uguale uguale a quello che aveva mio nonno nelle foto degli anni settanta. Vista la mise da film poliziottesco dei tempi che furono  è sorto subito in noi il sospetto che fosse un topo d'appartamento venuto in perlustrazione, così che dopo mezz'ora lo abbiamo riaccompagnato neanche tanto gentilmente all'uscita.
Il resto della serata potrebbe condensarsi in una serie di persone alticce che cercano di svincolarsi da una serata nata male e finita peggio.
L'anno prossimo, quando sarà il momento di riproporre l'evento, Marco commenterà dicendo che le feste a casa sua sono sempre indimenticabili. Stavolta non  potrò contraddirlo. Dato che alla prossima assemblea di condominio il provare a impedirle sarà il primo punto all'ordine del giorno.




1 commento:

  1. L'altro giorno mi sei venuto in mente. Torno sul blog dopo tanto tempo e ci trovo un post.
    Come stai?

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