sabato 7 luglio 2012

Agosto 2008

La vacanza in se, quell'anno, era partita sotto le piú fosche aspettative. Io appena piantato in asso dalla mia nemesi sentimentale, Cris frescamente accasatosi con quel suino bipede che è la sua attuale morosa, F. manco a dirlo, in perenne crisi d'amor perduto ed il caro G. che ci aveva tirato il cosiddetto pacco a una settimana dalla partenza. Cambio di uomini, ma non di modulo, con G. appunto, sostituito dal Cocco all'ultimo secondo. Già, il Cocco. Viso da attore, fisico scultoreo ed encefalogramma piatto. L'unico individuo al mondo capace di giocarsi in tre semplici mosse  le numerose tipe che ci provavano con lui.  Ricordo ancora di una comune amica in pieno fermento ormonale che l'aveva invitato fuori a cena. Lei: "Sai, tra qualche sera canteró ad un concerto organizzato in memoria di un amico che si è suicidato l'anno scorso..." Lui: "Ah...Cazzo... Che sfiga!" Pausa imbarazzante di silenzio Lui: "Quindi suoni in un gruppo?!" Lei:"Faccio la corista" Lui"Quindi suoni.." Lei:"No, canto, faccio la corista!" Lui: "Ah capisco, quindi suoni... Ma scusa, per curiosità cos'è una corista?!" Tralascio il finale (tragico) di questo appuntamento, per tornare appunto, al nostro viaggio.  Quarantasette metri quadri ed un pessimo assortimento.  Un futuro avvocato, un prossimo dentista e due ex giocatori di Rugby, di cui il piú illuminato, peraltro, vendeva pure degli scooter a tre ruote! Da buon padrone di casa mi ero assicurato che l'unica camera da letto del mio marittimo bilocale fosse assegnata a me ed F., relegando gli altri due ospiti in soggiorno, per motivi che col tempo mi sarebbero apparsi piú chiari. Nel senso che il Cocco girava per casa completamente nudo e Cris al posto di un comodissimo paio di infradito utilizzava delle nike a stivaletto,  per giunta senza calze, on tanto di effetto Chernobyl all'imbrunire. Quanto alle mise adamitiche del Cocco credo che abbiano avuto un robusto nesso di causalità con la dipartita della vecchina seduta sulla terrazza di fronte, spirata (molto) serenamente qualche settimana piú tardi. Le mattinate si consumavano sulla vicina spiaggia, con me ed F. a cadaverizzare nel ricordo dei rispettivi amori indimenticati, Cris impegnato in orripilanti telefonate melense con Happy Pork e il Cocco a rimirar se stesso e lasciarsi andare in un infinito loop di seghe mentali. Nel senso che le tipe carine o presunte tali lo divoravano letteralmente con gli occhi e lui, per contro mi chiedeva terrorizzato se lo stessero osservando per prenderlo in giro. Bella scena. Io, spettinato, barba incolta e pancetta in bella vista a rassicurare uno pseudotronista sulle intenzioni di qualche ragazzetta da spiaggia. Fase Supernova per il mio già smisurato ego.  I viaggi in macchina erano l'occasione migliore per una bella crisi depressiva collettiva, tra amori finiti in tragedia (io), non cominciati e finiti per questo in dramma (F.)  e seghe mentali soniche stile adolescente che legge cioè (Cocco). Il pomeriggio o comunque, nei giorni in cui si decideva di cambiare spiaggia, finivamo immancabilmente vicino a un gruppetto X di ragazze, che si avvicinava al nostro ombrellone al ritmo di 50 cm all'ora, in forza del potere attrattivo esercitato su qualcuna di loro dal mio tatuatissimo amico. Nel caso di specie, io ed F. avevamo la grave colpa di non togliere per tempo l'audio ai nostri loquaci amici, cosí che se le fanciulle sopravvivevano alla prima bordata di fuoco amico del Cocco, ci pensava il Cris (un altro one shot one kill quando si tratta di terrorizzare inermi fanciulle) ad allontarr definitivamente il gruppetto delle aspiranti al trono di Coccolandia.  La situazione di cui sopra si riproponeva in maniera ancor piú lapalissiana nel corso delle nostre improbabili serate ad Alghero. Il Cocco vestito come un novello Tony Manero, F. sempre piú triste, io meno pettinato che al mattino e Cris... con le solite Nike senza calzini... La scena madre il destino decideva di ambientarla in uno dei rari discopub ubicato a margine dei bastioni, con tanto di plateatico esterno adagiato su di una ripida scogliera.  Due supermegagalatticheiper-(f)ighe monopolizzavano su di loro l'attenzione dell'intero pubblico maschile del locale ( e l'odio incondizionato delle poche donne presenti). A dirla tutta erano come dei distributori ambulanti di 2 di picche: i vari pretendenti arrivavano davanti a loro muniti delle migliori intenzioni ed in tutta risposta, venivano letteralmente rimbalzati.   Dieci, venti trenta... Il due di picche quella sera era come la consumazione in discoteca: obbligatorio! Per molti ma non per tutti. Per esempio il Cocco, adocchiato e abbordato dalla piú procace delle due mentre se ne stava accovacciato tra me ed F. sul vertice alto della scogliera.  Questo il surreale dialogo che ne è seguito: Lei: "Ciao bello!" Lui: "Attenta che cadi!" Lei (con tono ammiccante e accento romanesco): "Che m'a stai a tirà?!" Lui (viola dalla rabbia in volto): "Io non me la tiro capito! Io sono un ragazzo modesto e alla mano! Stronza!" Lei: "Ah zitellone acido!" Seguiva un drammatico momento di silenzio al termine del quale F. con aria incredula, fissava il Cocco negli occhi e lo incalzava: "Brutto idiota, hai idea di quel che hai combinato?! Quella ci stava, sicuro come l'oro e tu non hai saputo fare di meglio che insultarla" Il nostro antieroe ribatteva che lei lo aveva accusato di tirarsela, salvo cadere nello sconforto quando gli spiegavo che le parole di lei avessero tutt'altro significato. Due ore abbondanti di macchina, passavano ancora piú lentamente a causa del nostro autista, che iniziando a realizzare le dimensioni della propria topica continuava incessantemente a porre come un disco rotto la stessa pedissequa domanda "Ragazzi, ma secondo voi ho fatto una stronzata?!" Del ritorno a casa conservo due distinti ricordi. Il primo di Cris che si toglie le sue mitiche scarpe e riempie di sabbia il vaso di bouganville della terrazza ed F. che mi afferra per un braccio e mi trascina in camera, intimandomi di chiudere la porta. Trenta secondi dopo l'aria del soggiorno era satura di un terribile olezzo piedato. Grazie ad F. ero salvo. Non altrettanto ben andava al Cocco, accasciatosi sul divano al nostro rientro. Con un ultimo disperato urlo implorava Cris di metter fuori le scarpe e lavarsi i piedi. Il destino, alla fine, punisce gli stolti!

2 commenti:

  1. "nesso di causalità", "nel caso di specie" ... Soffri già di deformazione professionale, sappilo! :-)

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  2. Mea culpa, mea culpa, mea macina culpa... Lo so, sono senza speranza!

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